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Guardiamo la paura un pò da vicino


- Da dove viene la paura?

- Cosa ci spinge a fare?

- Ci rende rabbiosi?

- Ci rende confusi?

- Ci paralizza?

- In che modo ci danneggia?


Esistono molte paure: la paura di perdere le persone amate, la paura di perdere beni, di

perdere la salute; la paura di morire, di volare, quella di parlare in pubblico, di essere soli o di essere giudicati, la paura di essere abbandonati, quella di non piacere, di non essere

abbastanza, quella di guidare da soli.


La paura, detta anche “piccola morte”, sopprime l’intelletto, porta con sé l’annullamento

totale, ci tiene prigionieri.


La paura conferma sempre se stessa, manifesta sempre le proprie ombre. La paura è la nebbia che ci impedisce di “vedere” il cielo limpido, di sentire l’aria pura, di ascoltare, di vedere le cose nella loro reale natura, di vivere.


Da dove nasce la paura?

Quando rimaniamo prigionieri e aggrovigliati tra le maglie della paura con sintomi di vario

tipo, poco importa se le nostre paure ci sono state trasmesse dagli stati d’animo dei nostri

genitori che noi abbiamo percepito quando stavamo nel pancione di nostra madre oppure da memorie ancestrali di quando, nascosti, chiusi nelle grotte dovevamo proteggerci dalle bestie feroci oppure da traumi personali o sistemici.

Il risultato è che viviamo nel mondo consegnando il “volante “della nostra vita alle nostre

paure, in preda al panico!


Oggi i neuroscienziati ci parlano di un programma, che rappresenta una saggezza genetica,

ben istallato tra le pieghe del nostro cervello.


È qualcosa di “progettato” per proteggerci dai danni fisici: fight-or-flight (attacco o fuga).

La “reazione combatti o fuggi” è la primitiva risposta che prepara il corpo a “combattere” o

alla “fuga” a seconda dell’attacco percepito.


Un danno o una minaccia per la nostra sopravvivenza e, in automatico, il nostro corpo si attiva, in maniera innata. Sempre!


La reazione di attacco o fuga bypassa la nostra mente razionale, anche le convinzioni più

ragionati vacillano e ci muoviamo automaticamente in modalità “attacco”.


Questo stato di allerta ci fa percepire quasi tutto quello che ci accade come una possibile minaccia per la nostra sopravvivenza, di conseguenza possiamo reagire in modo eccessivo al minimo segnale.


Si tende così a vedere tutto e tutti come possibili nemici


Il nostro timore diviene esagerato, il nostro pensiero arriva distorto. Vediamo tutto attraverso il filtro di un possibile pericolo, riduciamo la nostra attenzione solo a quelle cose che ci possono danneggiare.


La paura diventa la lente attraverso cui vediamo il mondo.


Che l’origine delle nostre paure sia la sopravvivenza o l’attaccamento, il risultato è che la

paura ci blocca, ci “congela”, ci fa ammalare. La mente e il corpo vengono egualmente

coinvolti in tutto questo.


Contrarre malattie infettive è strettamente collegato alla paura. Più paura è dentro di noi più

possibilità abbiamo di incontrare le malattie infettive.


Ma la paura è anche una presenza che ha molto da insegnarci: la paura esiste in quanto alleata dell autoconservazione, ci insegna l’importanza di prenderci cura di noi stessi.


Solo quando riconosciamo la paura come alleata possiamo veramente controllarla.


Come si cura la paura?


La percezione della paura muta completamente quando cambiamo la prospettiva ed entriamo nella consapevolezza.


Se riusciamo a sostituire una irragionevole paura con una ragionevole fede, allora abbiamo trovato un antidoto naturale al demone della paura.


La paura e la fede possiedono le stesse qualità: la paura significa credere che qualcosa di

terribile possa accadere, mentre la fede significa credere che qualcosa di bello possa

accadere.


Benché i risultati siano diversi, le cause sono le stesse: entrambe sono convinzioni

che governano il nostro comportamento ed influenzano il modo in cui ci sentiamo.


La tradizione orientale ci propone la meditazione, la presenza, la consapevolezza, la ricerca

del sé. La medicina occidentale, in alcuni casi, ma solo in alcuni casi, suggerisce

antidepressivi!


Maria Teresa Di Francesco

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